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— Questo lo voglio proprio arrostire a modo mio, tanto che Ornella se ne leccherà le dita.
— Mi pare sia un po’ troppo presto, darle da mangiare carne di maiale, — osservò bonario il maestro, e per non offendere Gesuino aggiunse: — faremo piuttosto un piccolo banchetto fra di noi.
Così fu fatto: alla sera Proto andò a comprare il vino, di quello che ben sapeva lui, e l’ospite, anche per mandar giù l’arrosto veramente cucinato a perfezione col rosmarino e il lauro, per la prima volta dopo lunghissimi anni di astinenza, bevette e naturalmente si ubbriacò. Ma era un’ubbriachezza cosciente e volontaria, che gli dava l’impressione come s’egli portasse la sua anima a spasso, in un bel mattino di estate, permettendole di svolazzare qua e là come le farfalle sui prati in riva al mare, tenendola però sempre d’occhio perchè non incorresse pericolo.
Così frenò il desiderio di raccontare ai contadini i suoi progetti per l’avvenire: d’altronde anch’essi parlavano poco, quella sera, per non disturbare Ornella: un po’ di chiasso si fece all’arrivo della piccola levatrice, e dopo ch’ella ebbe sistemato per la notte la puerpera e il bambino.
— Beva un bicchiere con noi, — pregò il maestro: e lei non chiedeva di essere pregata molto.