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Ella non si moveva: e i suoi occhi adesso fissavano il maestro come se il suo destino dipendesse da lui e non dall’altro. Ma anche lui si trovava di nuovo in un cerchio di nebbia, e nell’accento di Antonio sentiva tale risolutezza irriducibile, che non sapeva che fare. Si rivolse ancora all’istinto di Ornella, e rispondendo a quanto lo sguardo di lei implorava disse pacato:

— Ornella, devi esser libera tu a deciderti. Fra te e Antonio io non posso più intromettermi; c’è fra voi due la vostra creatura e tutto si ha da fare per la sua salvezza.

— Voglio stare qui almeno qualche giorno: non voglio essere forzata, — disse lei, ma Antonio non la lasciò proseguire.

— Ed io invece voglio forzarti a seguirmi subito. Ti conosco, sai; e tutto deve decidersi immediatamente.

— E se io non voglio venire? Se io grido?

— Non farmi perdere la pazienza, Ornella: tu conosci il sapore dei miei pugni.

Così dicendo Antonio andò verso di lei, quasi per farle vedere meglio l’altezza della sua statura e ricordarle la sua forza: o anche per ridestare in lei il fascino carnale della sua persona, che solo poteva convincerla a seguirlo.

Ornella non si mosse, non mutò aspetto, ferma e fredda, con l’ago in mano, sola sua arma.