Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 254 — |
atteggiamento ricordò al maestro quello della tartaruga quando si ferma nel sentirsi inseguita, pronta a ritirarsi tutta nel suo guscio.
Egli a sua volta taceva: sentiva che si era arrivati a un bivio, nella notte oscura, quando solo l’istinto può salvare l’uomo: e aspettò che parlasse Ornella, che era la più istintiva dei tre. Ella trasse l’ago dalla tela e ve lo ricacciò con rabbia, poi sollevò fieramente la testa.
— Io non vengo.
Ma Antonio non perdette la calma: si rivolse di nuovo al maestro.
— La persuada lei: credo che farà il suo dovere.
— Nessuno meglio di me sa che cosa è il mio dovere. Ornella deve stare qui, e la persuaderò io a fare a sua volta il suo dovere.
— Lei è un illuso e sarà sempre un illuso, scusi se glielo dico francamente. Non passeranno tre giorni che Ornella scapperà. Ed io non permetto, perdio no, che mio figlio nasca in una strada e giri per il mondo coi farabutti e gli zingari.
— Se ha da scappare, allora, scapperà anche dalla casa dove tu la porti.
— No davvero! So con chi ho da fare: e del resto, ripeto, appena nata la creatura lei sarà libera di sè. Hai capito? — gridò verso di lei: — muoviti dunque.