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Ornella! Quando pronunzio questo nome sento ancora lo stormire degli ontani intorno alla vigna soleggiata, nei meriggi di estate, quando i grappoli cominciano ad arrossare e l’usignuolo becca il fico maturo per far più dolce il suo canto. Andremo lontano, Ornella, ma se tu mi amerai, dappertutto, anche nei deserti o nelle città fangose, ritroveremo la vigna d’estate, e l’usignolo ci canterà nel cuore.»

Il maestro ascoltava attento, teso anzi come una corda pronta a vibrare. Al posto di Antonio, rubicondo e gonfio di ilarità tra finta e sincera, rivedeva il parricida stremenzito e triste, e pensava all’effetto che dovevano fare sulla donna le parole dell’uno in bocca all’altro: guardandola di traverso la vedeva però china di nuovo a cucire, con solo una lieve piega di disgusto intorno alla bocca sdegnosa: e accorgendosi di essere osservata ella parve ritirare anche quell’espressione superficiale e richiudersi nel suo guscio di indifferenza completa.

La seconda lettera parlava di cose pratiche, confermando le notizie riferite da Antonio. Il