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cire fingendo una certa indifferenza. — Può andare a chiederlo ai miei parenti.

— Ma che cugino! Ma che cugino! — gridò allora Antonio perdendo la pazienza. — Tu puoi infinocchiare questo santone qui, non me. Tu non hai cugini, e quei tuoi parenti appunto ti tengono bordone in questo brutto affare. Ed è appunto quella ruffiana della tua zia che s’incarica di farti preparare le carte.

— Le carte, — ella disse tranquilla, — mi servivano appunto per andar via di qui col signor maestro.

Antonio bestemmiò, fra lo sdegnato e l’allegro, poi disse:

— Ch’eri sfacciata lo sapevo, ma non a questo punto. E dimmi una cosa: tu la mattina di sabato scorso sei stata alla posta ed hai ritirato una seconda lettera alla quale hai risposto lunedì con raccomandata espresso. Era corrispondenza con tuo cugino ancora questa?

Ornella non rispose. Intervenne ancora il maestro.

— Ornella, noi non vogliamo farti del male. Anzi vedi che stiamo qui a contenderti come Elena Troiana. Tu dovresti dire la verità almeno per riconoscenza. Del resto se tu hai intenzione di partire nessuno....

— Questo poi no, — interruppe Antonio, già alquanto annoiato. — La mia intenzione l’ho