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Ora una di quelle sere, mentre Gesuino si piegava a buttare sul fuoco le scorze nere delle castagne, e Proto beveva a lenti sorsi beati il secondo bicchiere di vino, si sentì picchiare alla porta.
Ornella tremò tutta, come svegliandosi spaventata di soprassalto, ma non si alzò per aprire. Si alzò Gesuino; andò verso la porta con un cipiglio come se là dietro ci fosse il lupo, e aprì senza domandare chi c’era.
Come sospinta dal soffio del vento entrò una figura alta incappucciata, con un cappotto impermeabile nero luccicante d’acqua. Sulle prime il maestro credette fosse il dottore, poi subito s’accorse che era Antonio.
— La mia visita non l’aspettavate, — questi disse, fra l’allegro e il tragico, ma sempre con accento studiato. — E voi scusate, signori contadini, se sono passato per il vostro cancello che era semplicemente aperto.
— È vero, è proprio vero, — ammise Proto; — ma il nostro cancello è sempre aperto.
Gesuino aprì la bocca per parlare; ma non