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— Senti, senti, — diceva accostandolo al collo di Ornella; ma lei si piegava e sfuggiva sdegnosa. Dopo che aveva ricevuto la lettera raccomandata non permetteva che i contadini scherzassero con lei: senza parlare metteva le castagne in un piatto, versava il vino come il maestro ordinava, poi riprendeva il suo posto accanto alla tavola e cuciva, cuciva, fermandosi solo per infilare l’ago contro luce o per disfare, aiutandosi coi denti, i nodi che il filo dispettoso formava per conto suo.
Quando c’erano quei due il maestro non riprendeva i suoi racconti: sentiva che era fatica sprecata perchè lei non stava attenta, ripresa anzi dalla potenza opposta che le parlava dentro: lo stesso suo modo di trattare i contadini, indifferente e sprezzante di contatto, rivelava il suo isolamento. E anch’essi parevano intenti solo ai loro discorsi; egli però osservava che Gesuino ogni tanto guardava Ornella con la coda dell’occhio, come pronto a gettarle un laccio se lei tentava di fuggire.
— Va a finire che se la sposa lui, — pensava il maestro; e il pensiero che la vicenda andasse a finire così lo divertiva: ma il fondo della sua anima rimaneva triste, perchè triste, qualunque cosa accadesse, era la vicenda stessa.