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pletare la sua toeletta invernale. Così camuffato si guardò nello specchietto e gli parve di essere l’inverno in persona: eppure dentro si sentiva tutto rinnovato, con propositi fermi per l’avvenire.
Sedette accanto al fuoco e lesse i giornali arretrati: ma non perdeva mai d’occhio Ornella, aspettando il momento opportuno per tentare di salvarla dal nuovo pericolo al quale ella andava ciecamente incontro.
Ornella non si avvicinava mai al fuoco: quando aveva finito le sue faccende sedeva accanto alla tavola e cuciva il corredino per la sua creatura: egli ne sentiva il respiro pesante, e ancora non era convinto ch’ella tramasse in silenzio qualche cosa di oscuro.
A momenti si domandava se non era meglio, come Proto consigliava, abbandonarla a sè stessa e al suo istinto che dopo tutto, in un animale egoista quale era lei, non poteva che giovarle. Dopo tutto nessun vincolo di sangue li legava, e se egli l’aveva tenuta con sè per paura che si rinnovasse l’antico dramma, e per espiazione