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— Sentite, Proto, — disse dopo un momento di silenzio il maestro; — io ho ancora bisogno di voi. Ornella ha ricevuto ieri sera una lettera raccomandata e ieri notte ha risposto. Io avrei bisogno di sapere di chi è la lettera.
— Io l’ho veduta: viene da Genova, e la scrittura è di persona istruita. E lei perchè non gliel’ha chiesta?
— Non voglio premere su lei: è peggio.
— Ma la lasci andare, che vada all’inferno donde è venuta.
— C’è di mezzo la creatura: bisogna salvare la creatura.
— Ma vada al diavolo anche la creatura, — rinforzò Proto, battendo un pugno sulla tavola. — Lei è troppo all’antica: vedrà che cosa le capiterà un giorno, vedrà.
Il maestro non aveva paura di nulla: neppure della filza di bestemmie e di vituperi che il contadino brontolava contro Ornella, contro Gesuino, contro Dio e gli uomini tutti: seguiva piuttosto un suo pensiero nuovo: la lettera viene da Genova, e la scrittura è di persona civile? Che sia di Adelmo Bianchi? Tutto c’è da aspettarsi da quella testa piena di vento.
Ricostruì la scena di quella prima sera della sua malattia: rivide il parricida che guardava Ornella coi suoi occhi allucinati, e non dubitò oltre.