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perchè non avrebbe mai appartenuto a nessuno dei due. La lettera che teneva in tasca, e sulla quale appoggiava la mano, doveva assicurarle un avvenire diverso e migliore: ma chi glielo offriva? Il mistero pungeva il maestro: egli taceva però e si nascondeva, per arrivare a scoprirlo.
Ella rimase alzata fino a tarda ora; pareva tranquilla, adesso, seduta accanto alla tavola a lavorare. Faceva un paio di calze di lana per lui; e l’idea era stata sua, perchè di tanto in tanto si dimostrava veramente premurosa, e queste calze le lavorava con una certa passione, misurandole una sull’altra perchè venissero uguali e precise. Quella sera invece andava avanti meccanicamente, senza altra premura che di finirle.
— Ornella, — egli disse a un tratto, seguendo un suo pensiero, — dovresti piuttosto pensare a fare il corredo alla creatura.
— Ci pensavo, — rispose lei senza sollevare la testa: domani quando vado a portare la lettera di mio cugino comprerò un po’ di tela in piazza.
Ci pensava: pensava ad uscire, per andare dove? Ella non aveva mai parlato di questo suo cugino nè dei suoi parenti.
E quando fu nel soppalco non spense subito il lume come di solito faceva; allora il maestro, ch’ella credeva assopito, riaccese il suo, e si