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— È proprio con te che ho ballato al veglione, due anni fa. Eri vestita di verde, con altre tue amiche e un uomo mascherato; si o no? Chi era?
Ornella alzò le spalle: era certa di non essere stata al veglione, due anni prima, anzi ricordava che Antonio le aveva proibito di andarci; ma le piaceva che il giovine credesse di aver realmente ballato con lei.
— È l’ultimo ballo che io ho fatto; anzi, ricordo, quella notte appunto uscendo dal veglione mi sono buscata una bronchite che poi è degenerata in otite secca e questa in meningite. Tre mesi sono stato tra la vita e la morte, e guarito non fui più io. Tutto mi dava ai nervi, e le liti continue fra mio padre e mio fratello mi destavano l’impressione di essere morto e condannato all’inferno. Se io potessi scrivere i sogni che ho fatto in quel tempo sarebbe un libro terribile, più terribile della Divina Commedia. E ancora faccio di questi sogni: mi sembra sempre di camminare o nel deserto tra le sabbie che si muovono e sono esseri viventi tormentati dal vento che li trasforma di continuo; o nel mare, dove le onde fanno lo stesso giuoco, ma sono esseri più allegri, sebbene di una cattiva allegria; oppure vado su, su, per una scala di macigni, dalle cui fessure escono uccelli e serpi, e un bel momento mi trovo in-