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un berretto da soldato, e se lo tolse per salutare il maestro.
Adesso Ornella gli andava dietro, alta più di lui di tutta la testa, e pensava che se quello moveva un dito per far del male, lei lo avrebbe potuto stritolare fra le sue braccia.
A sua volta il maestro pensava ad una mistificazione, a una qualche malvagia burla degli amici di Antonio; ma sebbene con la mente annebbiata dal suo malessere, non si lasciava vincere nè dal turbamento nè dall’ira.
Quando però il giovine gli fu davanti, rispettoso ed umile, ed egli lo potè bene vedere in viso non dubitò più: era un viso come scolpito in legno scuro e rosicchiato dai tarli; la bocca circondata di peluria, i grandi occhi, e tutti i lineamenti vi segnavano profondi scavi neri. Era il viso stesso del castigo.
— Sto già a letto perchè mi sento poco bene, — disse il maestro per scusarsi. — Ornella, dà qui una sedia.
Il giovine si volse per vedere questa Ornella, e arrossì nel sentirsela quasi addosso, bella e gigantesca.