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gli sembrava di vederla crescere, ingrossata realmente dalla gravidanza, e sebbene gli destasse di nuovo un’istinto di ripugnanza e di timore, la osservava con un senso, spesso voluto, di religione. Dopo tutto era l’eterno mistero della vita che si maturava in lei, e quando l’albero fiorisce non si guarda alla terra sotto ma al cielo sopra.
La domanda di lei nascondeva certo un’insidia, ma egli si sentiva stanco e non voleva approfondire più nulla.
La solitudine, dopo la visita di Marga, lo riprendeva a succhiare, come la tartaruga la terra; e lo purificava, certo, gli levava dal sangue le particelle oscure; egli sentiva però che quando quel succhio gli sarebbe arrivato al cuore, sarebbe morto. Poichè non è vero che l’uomo superiore possa vivere solo con la natura e con gli esseri inferiori a lui: il suo cuore ha bisogno del cuore del suo simile come una colonna ha bisogno dell’altra per sorreggere il tempio.
Un giorno, dunque, egli tornò da Ola. Ola stava sotto il pergolato, scalza, con un corto vestitino verde che la faceva parere uno di quegli uccellini che prendono il colore delle foreste tropicali dove vivono. Giocava col gatto, stuzzicandolo col piede, e dopo che l’animale le era rimbalzato intorno sporgendo e ritirando le unghie, ella gli abbandonava fra le zampe il pie-