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Tuttavia Proto non disse parola; e per la prima volta da lungo tempo, quel giorno non questionarono. Era come un’intesa fra loro, di non farsi sentire; e quando il cane si allungava e tendeva le orecchie verso la casa del maestro gl’imponevano di non abbaiare: ma a loro volta ascoltavano, entrambi con un senso di curiosità e di attesa acuito dal silenzio intorno e sopratutto da quella grande serenità di giugno che faceva tacere anche il mare e stendeva le foglie della vite in modo che il sole le attraversasse meglio per arrivare ai grappoli in maturazione.

Nel vedere i due fratelli al lavoro e sicuro che l’uno sarebbe di controllo all’altro e assieme sorveglierebbero Ornella e la casa, il maestro andò ancora a cercare Antonio.

Adesso però si sentiva guidato quasi da un senso di gioia: voleva domandare notizie di Marga e di Ola e farsi dare le vesti di Ornella; e gli pareva di camminare, fantasma anche lui, in un luogo fantastico dove i vivi colori del paesaggio, dall’azzurro del cielo e del mare al verde smeraldo degli alberi e dei prati, s’erano come immobilizzati e non dovevano sbiadirsi mai più.

Anche nel giardino di Ola si sentiva il profumo delle rose sfogliate, e regnava quest’incantesimo. Un alito di purificazione era passato