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dero nell’acqua livida della tinozza; e il maestro lasciò ch’ella vomitasse tutto il suo veleno: meglio fuori che dentro.

Eppure le ciliegie produssero un certo effetto: quando ella ebbe steso la camicia, e con le braccia ancora bagnate rientrò nella stanza, parve subito attirata da quel mazzolino di grosse goccia di sangue: piano piano ne prese una, la guardò, se la mise in bocca, staccandone lentamente il gambo; poi sputò il nocciolo entro il pugno e lo tenne lì come non volesse buttarlo più via.

E d’improvviso anche lei pensò ad Ola, col desiderio selvaggio di averla ancora con lei, di sentirne il fresco viso di frutto sul suo arso dalla rabbia e dal dolore, di mangiare assieme le ciliegie e scherzare coi gambi e i noccioli di esse. Mai più, mai più questo sarebbe accaduto: e gli occhi finalmente le si inumidirono di lagrime.

Mise le ciliegie in un piatto e si accostò alla finestra per lavarle: ed ecco vide due occhi che rassomigliavano stranamente ai suoi e le par-