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— Ornella, — egli disse con voce paterna, — tu sai fare le faccende meglio di me. Prepara il caffè e ripulisci un po’ qui; io intanto andrò dai contadini, coi quali devo parlare; poi in paese. Ouarda, Ornella, qui c’è il caffè, qui la caffettiera.
Ella lo seguiva docile: il pensiero ch’egli usciva forse per cercare di Antonio e tentare una conciliazione le rendeva un senso di speranza e quindi di bontà. Con uno sguardo si impadronì di tutta la stanza e capì subito quello che c’era da fare. Si piegò e prese con le mani il carbone, con le mani lo collocò nel fornello e sotto vi accese un pezzo di carta: in un attimo il fuoco fu acceso, mentre il maestro, quando la brace fra la cenere si spegneva, penava a lungo prima che tale miracolo gli riuscisse.
Anche il caffè parve farsi da solo, sotto lo sguardo di Ornella, ed egli lo trovò eccellente. Col buon sapore aromatico in bocca andò dai contadini per avvertirli che usciva. Anche Gesuino si lavava al pozzo, scamiciato, col petto velloso scintillante di goccioline d’acqua, mentre Proto, già al lavoro, rinforzava il manico di un badile.
I due fratelli discutevano già, a proposito di Ornella: Gesuino brontolava qualche parola grossa, contro di lei e le femmine in genere: