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mata gli sturò le orecchie come una fresca lavanda.

Quanti segreti non sarebbero seguiti a questo?

Un secondo ne seguì infatti subito dopo, avendo egli affermato, per dar maggior valore al suo dono, che la spilla era d’oro.

Ola diede una guardatina alla donna, arricciò il naso con malizia, e mettendo in derisione e in dubbio l’affermazione di lui gli disse sottovoce all’orecchio:

— D’oro? Di quello che caca il moro?

La parolina sporca fu per entrambi la più divertente del mondo. Entrambi risero forte, guardando alle spalle la formidabile serva, complici ormai e compagni.

Ed egli sentì con quella risata disfarsi tutti i suoi anni dopo l’infanzia, e ritornato al punto di partenza della felicità animale dell’uomo, che è la sola vera felicità, i prati e la spiaggia, i viottoli fra le tamerici e tutti i recessi del felice paesaggio gli sorrisero come al bambino che ha finatmente trovato il compagno col quale goderseli.