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i tuoni il vento a loro volta cominciarono la ritirata.

Tutto ritornò sereno: l’uomo però non si chetava, come se il temporale si fosse rifugiato entro di lui.

Ed ecco verso sera quando fece il solito giro della villa per assicurarsi che tutto era in ordine, vide una figura appoggiata alle sbarre del cancello, con le braccia aperte come vi fosse inchiodata in croce: dalla cima del viale non poteva riconoscerla, eppure sentì subito che era lei, Ornella. Pensò di nascondersi; ma gli parve ch’ella fosse lì da molto tempo e decisa ad aspettarlo per l’eternità: la sua figura rosseggiante nel vuoto dello sfondo incolore gli ricordò quell’altra. Ebbe paura e s’avvicinò.

— Che vuoi? — domandò rudemente.

Ella invece rispose tranquilla:

— Apra.

— Che vuoi?

Era deciso a non aprire: poichè ancora una volta sentiva l’odore e il calore animale di lei, e aveva l’impressione che una bestia nociva, un grande gatto arrabbiato che fingeva calma per poter penetrare nel recinto, abbrancasse il cancello; e ricordava le paroline di Ola:

— Il gatto mammone esiste: l’ho sentito io.

— Le devo parlare, — ella disse fissandolo coi suoi occhi verdi cattivi.