Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 149 — |
cora deride; mi tratta insomma come un ragazzo o un idiota; perchè si crede da più di me. Invece....
— Invece voi vi credete da più di lui: tutti siamo così! Il fatto è che abbiamo dimenticato le leggi divine. Umiliati, che sarai esaltato. E poi abbiamo dimenticato i Comandamenti. Scommetto che neppure voi, Gesuino, li ricordate. E neppure voi, Proto.
— Io no, di certo, — risponde Proto con un lieve sorriso di derisione, non per sè nè per il maestro, ma per il fratello; e questo se ne accorge e dentro si sente ancora smuovere la bile, ma si fa forza, si vince e umilmente confessa che i Comandamenti neppure lui li ricorda bene.
Allora il maestro cavò di tasca la pipa, e poichè Proto lo imitava gli offrì del tabacco.
Gesuino non fumava.
— Io non ho vizi, — disse un po’ dispettoso; intanto attirò piano piano a sè il fiasco e profittando dell’estasi di quei due continuò a bere. Il maestro però vedeva tutto, e ricordava le affermazioni di Marga che Antonio non aveva vizi: e mentre Proto fra uno sputo e l’altro continuava a filosofare, egli fumava forte guardando in alto verso l’azzurro del cielo già inargentato dal primo velo del crepuscolo, e vi si smarriva con dolore e con gioia.