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con piacere alla bocca dei convitati, i discorsi ripresero una piega seria.

Fu lo stesso Gesuino a imbastire la questione: perchè l’uomo anche il più tranquillo si crea continuamente dei grattacapi?

Il suo viso, sotto la corona dei ricciolini rossi, s’era fatto di un bel colore arancione e gli occhietti azzurrognoli brillavano velati di lagrime. Poichè gli altri due lo guardavano un po’ incerti, battè la mano aperta sulla tavola e accennò col capo la villa.

— Dico, corpo del diavolo, perchè quella gente lì, alla quale non mancava nulla, si è rovinata in quel modo?

Proto guardò il maestro, strizzando gli occhi per scusare la semplicità del fratello, e spiegò subito, filosoficamente, la ragione della tragedia.

— Perchè erano tutti matti da legare.

E per conto suo attaccò il secondo fiasco del vino.

— Già, — domandò il maestro, — come è andata la storia?

— È andata che stavano troppo bene, padre e figli; i denari però li teneva il vecchio, mentre i figli volevano divertirsi: di lì questioni e liti continue; finchè i figli ammazzarono il padre.

— Pazzi? — riflettè Gesuino, già irritato per la spiegazione del fratello. — Malvagi erano; e Dio li ha castigati.