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di non bere vino, di non mangiare carne nè pasta nè fagiuoli. Mia moglie, che era una donna come poche se ne trovano, non fa osservazioni al dottore, ma andato via lui mi dice: Proto, non ti resta che raccomandarti l’anima a Dio.

— Ricordo, adesso, — gridò Gesuino. — E tua moglie mise subito a cuocere i fagiuoli e andò a comprare il vino. Il giorno dopo ti sentivi meglio.

— E allora bevete, alla salute del medico.

— Un’altra volta....

Ma troppo a lungo sarebbe riferire tutti i pericoli di morte ricordati specialmente da Proto, e sfuggiti col disobbedire al medico: finchè Gesuino ne raccontò una bella.

— Una volta mi sono slogato un piede. La moglie di Proto sbattè un uovo con olio e mi unse la caviglia, poi la fasciò forte: in tre giorni sono guarito. Scommetto che se si chiamava il medico mi si doveva amputare il piede.

Il maestro sorrise compiacente: poi si parlò di cose più allegre.

Si parlò anche dei mezzi per combattere le formiche, e come bisogna lasciare sulla pianta finchè si seccano completamente, i fagiuoli e i piselli da seme: solo verso la fine del pasto, quando il bel cacio rotondo fu tagliato a spicchi e parve sudare per il dolore ma poi si offrì