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— Anche papà ce l’ha, con una perlina rossa; ma non me la vuol dare.
— Abbiamo capito: tu vorresti questa: ebbene, se te la dò tu cosa mi dài?
Ola abbassò la testa, la risollevò piano piano e lo baciò sulla guancia.
— Ah, birbona, sai già l’arte. Ebbene, la spilla è tua, ma te la darò quando saremo a casa.
Allora lei, rossa per la gioia, si abbandonò su di lui. E furono subito amici.
Quando arrivarono allo svolto del viale, poichè adesso si apriva una strada meno generosa, anzi un viottolo solcato dal passaggio dei carretti, la donna consigliò il maestro di metter giù la bambina.
— Quella lì, a lasciarla fare, profitta di tutto. Giù, Ola, chè il nonno è stanco.
— Anch’io sono stanca, — ella rispose con voce davvero di stanchezza. E non cessava di toccare il piccolo fiore della spilla: era questa che le premeva.
— Ancora un poco, — disse il nonno raccogliendola di più a sè come per paura di perderla; e fece in modo che quella importuna di ragazzona andasse avanti.
— Chi è quella, — domandò quando gli parve che quella non sentisse. È la serva?
— È Ornella, — disse Ola.
— Ornella, un bel nome. Ma sta con voi?