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tavole di marmo parve al maestro di vedere un’ombra: era l’ombra di un cespuglio, egli lo vedeva bene, eppure un brivido di mistero gli tremò nel sangue. Ricordò la manina di Ola stretta alla sua, e pensò che la giustizia degli uomini non basta a cancellare il male. Ritornò al suo giaciglio ma non potè riprendere sonno. Sentiva i cani abbaiare lontano e i topi passeggiare sul tetto; anche le galline raccolte sopra una pertica in fondo alla stanza, di tanto in tanto pigolavano; un flebile pigolìo di sogno: egli accese il lume e tentò di leggere, ma la luce era scarsa, gli occhi si affaticavano e la lettura non gli penetrava come altre volte nell’anima. Allora spense di nuovo e si abbandonò ai ricordi, a quelli sopratutto che voleva sfuggire: così la madre nella notte offre il seno al bambino inquieto, sebbene sappia che ciò può fargli male.

Ma l’insonnia era lunga, insistente; e solo all’alba, quando egli contava di alzarsi, un sonno violento e torbido di cattivi sogni si buttò su di lui come un incubo.