Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/136


— 130 —

pitava mai. Gesuino è buono, fin troppo, religioso e taciturno: ha il petto foderato d’immagini sacre, prega sempre, e crede agli spiriti, ai folletti e a tante altre diavolerie. Ma quando si tratta di parlar male ha la lingua come uno spiedo. E anch’io non sono cattivo: e ci vogliamo bene: eppure litighiamo sempre. Lui dice che si tratta di stregoneria.

— Non avete donne, in casa?

L’uomo fece un gesto di scongiuro.

— Dopo la morte di mia moglie si è presa in casa una parente. La parente ci ha svaligiato la casa, ed è lei che ha cominciato a metterci in discordia, finchè non l’ho cacciata via a colpi di randello: poi si è presa una specie di serva; questa non rubava e non s’impicciava nei fatti nostri, ma stava tutto il giorno fuori con uomini, era infine una sgualdrina, anche sporca di una malattia che l’educazione non mi permette di nominare. Allora disperati, Gesuino ed io, ci siamo decisi a vivere senza donne. Si vive male, ma si vive meglio che con donne straniere. E lui d’altronde, Gesuino, ha imparato a far di tutto; cucisce persino, ma questo porta via molto tempo.

— Perchè non riprendete moglie?

Il contadino lo guardò di sotto in su, coi suoi occhietti verdi già affondati fra le rughe, tristi eppure maliziosi.