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somma, pensava che tutto era per castigo della sua colpa non ancora espiata, e che solo il suo dolore, la sua umiliazione, il sacrifizio della gioia di vivere, potevano sciogliere in bene le cose.

E ancora una volta, come la farfalla notturna attirata dal lume, andò a sbattere contro il cancello della casa maledetta. Il luogo esercitava su lui la stessa suggestione che sui bambini fantasiosi: ma era anche una specie di sfondo alla sua pena segreta ch’egli cercava; uno sfondo scuro e opaco dove le linee del suo sacrifizio potevano staccarsi meglio; così il penitente cerca la caverna dove espiare.

A dire il vero adesso anche là dentro nel giardino solitario la primavera gettava il suo velo di gioia. Gli alberi gonfi di verde risonavano di canti d’uccelli, e le panchine e le tavole, lavate dall’ultima pioggia, parevano nuove.

Ed ecco come a sua volta attirata da un segreto richiamo, la vecchia apparve in fondo al viale: al solito guardava curva per terra, ma quando s’avvide del maestro tentò raddrizzarsi; con un piede sì e un piede no corse giù al cancello e senz’altro aprì.

Egli ricordò allora che aveva promesso di tornare ed entrò: e dopo aver richiuso il cancello, ella lo condusse a vedere la casa del custode.