Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 97 — |
sentita a pronunziare impudiche parole con le sue compagne.
— In bestia non puoi andare, perché bestia tu sei già, porco e traditore. Però questa volta non andrà liscia. Lo sai che sono incinta di nuovo; e questa volta non voglio fare quello che neppure gli animali fanno, e correre il rischio di finire in galera.
— Smettila, Ornella, è meglio per te. Tu farai quello che io ti dirò di fare, per il resto non mi tormentare. Tu sai che sono un galantuomo.
Ornella sghignazzò; ma egli era docile, pronto a tutto, e dovette chiuderle la bocca con un bacio perchè lei tacque d’improvviso e un sinistro silenzio di colpa e di abiezione coprì la loro querela.
Allora il maestro si lasciò scivolar giù per la scala come un ladro ferito a morte; tutto il sangue migliore della sua vita lo lasciava lì.
Andò verso il cancello, poi tornò indietro; ma il solo colore della casa dove Ola dormiva e quei due sopra peccavano, gli fece male agli occhi; si rivolse ancora e camminò, giù giù, fino alle trincee di sabbia dove cadde abbattuto come forse nei giorni della guerra qualche vecchio soldato preso di mira dal nemico.
Egli non era mai stato un uomo impulsivo, e non voleva cominciare ad esserlo da vecchio; ragionava, quindi; il dramma del quale si sentiva
Deledda. La fuga in Egitto | 7 |