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in fila ferme a brucare una dopo l’altra gli orli erbosi aumentavano quel senso di campagna vasta ventilata, e la terra pareva ricominciasse a vivere una vita pastorale che rimuginava nel cuore della donna un fondo di nostalgia.

Era nata per vivere accanto alla terra, lei, con l’erba e la neve, col vento le pietre e il sole e le bestie; per incontrarsi con un uomo della sua razza e procreare con lui: invece la vita l’aveva buttata nella città, in quella gabbia lucente dove solo il vento le portava la voce della patria lontana, delle cose perdute.

E questa nostalgia le piaceva: era ancora un senso di giovinezza, di illusione, quindi di vita.

E invidiava, l’altra, la giovine, perchè sentiva che se almeno un uomo come quello che pareva venisse dal mondo del sogno o dal paese delle avventure meravigliose, si fosse presentato anche a lei, la sua sorte mutava. Del resto sorrideva di sè stessa nel sorprendersi a pensare ancora a queste cose.