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fino ai piedi, nel viso pallidissimo con la bocca chiusa dolorosa e gli occhi nascosti dalle grandi palpebre violacee: e sopratutto nei capelli corti e folti, da una parte neri dall’altra bianchi, sollevati sulla fronte con due archi ribelli: capelli che tendevano in su come la fiamma e si staccavano continuamente dalle forcine che li fermavano.
— Zia, — disse con voce infantile, dalla vetrata, — non vieni? Sei stanca, vero? Ho tardato, vero? Ma ti dirò poi il perchè. Vogliamo mangiare? Zia....
La sua voce era infantile, sì, e carezzevole anche, come quella dei bambini che desiderano qualche cosa; ma l’altra conosceva bene quella voce, e non si lasciava sfiorare dalla sua carezza interessata. Una curiosità gelosa, piuttosto, la sciolse alquanto dalla sua indifferenza ostile.
— Che ti è successo? — domandò senza muoversi.
La giovane uscì sulla terrazza e si appoggiò con la schiena alla balaustrata, tentando quasi di fondersi con la grande luce del cielo per nascondere la fiamma che la