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apparsa ho avuto come un colpo di sole, non tanto per la sua bellezza straordinaria quanto per la rassomiglianza con un ritratto di Ignota, che era in una sala di passaggio del castello e pareva mi aspettasse e mi guardasse, ogni volta che capitavo sotto i suoi occhi glauchi, e attendesse una mia parola per farsi viva e rispondermi. Io avevo paura di lei e passavo di corsa.

Sono forse superstizioso: credo in un mondo fantastico ove il nostro io, sdoppiato, vive la sua parte migliore, che è quella dello spirito. Sono sempre il fanciullo che attraversa pauroso la sala del castello solitario, invece di tentare la parola con la quale cominciare il colloquio con l’Ignota, che dopo tutto è la vita. Ma lei, signorina, lei compirà il miracolo: mi parlerà lei, adesso, sarà lei forse a dire la prima vera parola di questo grande colloquio.

Ella vibrava tutta: le pareva che s’egli l’avesse appena sfiorata con un dito sarebbe caduta a terra sciogliendosi in lagrime di sangue come la melagrana spaccata che cade dalla pianta al soffio del