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cantava per esalare la sua pena: il suo grido attraversava le mura del convento, saliva fino al cielo e ricadeva sul mondo con le lagrime delle stelle, non più lamento di donna legata dalla sua passione, ma canto universale dello spirito prigioniero della terra.



Quando il coro si spense ed egli ebbe l’impressione che la sua nave si fermasse, riaprì gli occhi e li sentì umidi di lagrime. Questo lo irritò: l’uomo non deve piangere neppure davanti alla sua più forte miseria. Si alzò di scatto, tornò verso la parete accanto alla porta e aspetò che lei uscisse.

La gente se ne andava, lentamente, gli uni dopo gli altri, in fila, come davvero i passeggeri che scendono dalla nave in arrivo.

Lei fu tra gli ultimi: i suoi occhi che si