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Straniero.

Non si sa nulla di quello che poteva essere una vita non vissuta: e tutto quello che può torcere la linea della nostra vita è male. Ho conosciuto suo cugino trent’anni fa, appena arrivò su da noi. Aveva per me una lettera di presentazione di un comune amico. D’età io ero un poco più giovane di lui, ma molto più vecchio di pensiero e di razza. Non so se mi piaceva o mi dispiaceva il suo carattere spregiudicato, dirò anche leggero, il suo modo di giudicare le cose, fra il cinico e il superstizioso: aveva poi dei cambiamenti strani, contradittori, cosa assolutamente ignota fra noi: era come una di queste vostre feline giornate d’aprile. E mi accorsi, con vera indignazione, ch’era anche bugiardo. Ora, tutto si perdona all’uomo, anche il delitto; non la bugia. Per molto tempo, per esempio, mi fece credere che era scapolo, poi che era bigamo, ragione per la quale aveva dovuto lasciare il suo paese; infine mi raccontò di aver moglie dalla quale si era separato in seguito all’avventura con lei, sua cugina, cioè dopo la loro relazione e il tentativo di fuga. Io stentai a credere anche a quest’ultima versione, finché egli, ottenuta la nostra cit-