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poi andò e guardò bene dentro la cabina del telefono, prima di entrarci, quasi paurosa di un tranello.

E nel silenzio, nel buio, come nel mistero di una grotta sotterranea ove poteva essere nascosto un tesoro o un mostro, sentì distinta ma un po’ cavernosa, quasi venisse appunto da una profondità di scavo, la voce di Giovanni Delys.

E le parve che quella voce fosse di per sè così, arrochita da un vuoto interno tenebroso e freddo, e dalla fatica di vincere la lontananza e farsi capire per il solo suo suono e non per le parole che pronunziava; eppure incosciente di tutto questo.

Egli parlava lieto, anzi oblioso delle vicende passate: tanto oblioso che le dava del tu.

— Come stai? Come stai? — insistè finchè lei che rispondeva «bene» con indifferenza non ebbe confermato meglio il suo buon stato di salute.

— Senti, tu mi scuserai di averti disturbato, ma era indispensabile. È per Maria. Ha partorito stanotte; una bellissima bam-