Pagina:Deledda - La danza della collana, 1924.djvu/156


— 146 —

deperiva di più: il freddo, la preoccupazione e l’abbandono influivano sul suo male: si mise a letto e non si alzò più. Io la vedevo spegnersi, giorno per giorno, come il fuoco senz’alimento: sole, in quel grande silenzio della neve che cadeva una sull’altra e si pietrificava come il marmo, si aveva l’impressione di essere davvero in un cimitero senza uscita.

«Io ero troppo abituata al silenzio e alla solitudine, per abbandonarmi alla disperazione: non disperavo, ma neppure speravo; ed era uno stato che ha lasciato un’impronta sinistra nell’anima mia: come di congelamento.

«Mia madre invece era bruciata di passione; gelosa, credeva che il babbo fosse rimasto in città per qualche donna: forse non sarebbe tornato più: ed ella piangeva sul guanciale di lui come s’egli fosse morto.

«Ci aveva lasciato abbastanza denaro per vivere quell’inverno: al ritorno delle greggie finalmente scrisse, ordinando la vendita delle pecore. Col ricavo ci si doveva sostentare per il resto dell’anno, poichè lui