Pagina:Deledda - La danza della collana, 1924.djvu/150


— 140 —

dopo il primo impeto d’abbandono si scostava e si raccoglieva in sè, ispida come il riccio, senza però poter sottrarre il fianco al contatto dell’uomo, e la mano al morso molle e tiepido della mano di lui.

Egli l’aveva presa e non intendeva di lasciarla; e i suoi occhi un po’ accesi compivano l’atto di possesso, guardandola da vicino con uno sguardo ch’ella sfuggiva ma sentiva scorrerle addosso come un’acqua calda. E sentiva di piacere all’uomo anche per la sua stessa ritrosia, per quel suo selvaggio profumo di castità che eccitava il maschio e soddisfaceva il pretendente.

Egli disse con la voce strozzata dal turbamento:

— Ringrazio questa mano che spero di non lasciar più per tutta la vita: grazie, cara, grazie; ma non si allontani così da me. Si direbbe che ha paura.

— Ma no, — ella protestò subito. — Perchè dovrei aver paura?

— Non so, mi sembra. Non paura di me, paura dell’uomo in genere. Poco fa lei disse una cosa che mi ha impressionato: disse