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tendente e nel vederla entrare arrossì e fece un inchino: un inchino rispettoso e sincero che a lei tuttavia parve burlesco. Anche il rossore e l’impaccio di lui mettevano allegria; e tutta la sua persona, il vestito, il modo di muoversi, avevano qualche cosa di comico: ed ella pensò che il caratterista del suo dramma interno forse era entrato in scena.

— Si accomodi, — disse, indicandogli la poltrona davanti al sofà dove lei prese posto: così aveva fatto con l’altro pretendente.

L’uomo sedette, un po’ timido e goffo; senza appoggiarsi da nessuna parte: pareva avesse paura di sprofondare, anche perchè le sue gambe corte non gli permettevano di toccare bene il pavimento.

Ella pensava sempre all’altro, che s’era messo a quel posto con la sicurezza di un conquistatore; e si sentiva stridere dentro come la musica di uno strumento scordato; era uno scoppio d’irrisione per tutti e tutto, per quell’altro, per questo, per lei sopratutto che recitava una commedia a sè stessa.