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— Giovannina, — dice alla serva non più giovane, fidata e silenziosa, che cammina calzata di feltro e non chiede altro che di contentare la nuova padrona: — guardate di chiudere bene le persiane e il portoncino e la porta: sapete che siamo sole in casa.

La serva eseguisce: si sente lo stridere dei catenacci e il lieve sbattersi delle persiane: solo quella della camera della padrona è ancora aperta, su uno sfondo di cielo nero stellato, e lascia entrare, con l’aria tiepida della notte, una musica lontana di pianoforte, un notturno triste e tranquillo che ha della preghiera e dell’esame di coscienza; e pare composto da un vecchio musicista stanco e religioso che ringrazia Dio di averlo fatto vivere senza gioia ma anche senza peccato, e tesse quel suo ultimo canto come il filugello il suo bozzolo ove si chiude per morire.

Anche la donna chiude la finestra: è finalmente sola con sè stessa, nella camera alla quale ha voluto conservare un carattere rustico, con le pareti tinte di calce,