Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 96 — |
accanto alcuni ragazzi vestiti di barbariche maglie sanguinanti, con le grandi gambe nude, agitavano l’aria coi loro gridi di lotta e col folle rincorrere un grosso pallone che pareva di piombo eppure rimbalzava lieve e silenzioso, vivo e felice di essere l’eroe centrale del gioco. Le rondini, sopra, tessevano anch’esse una danza vertiginosa, velando la quiete del cielo con la rete dei loro voli e dei loro stridi. Sul terreno rosso dell’ultimo sole, ombre lunghissime di esili giganti giocavano per conto loro, col loro pallone nero, senza gridi nè passione: un gioco agile e fantastico che i ragazzi pareva imitassero grottescamente: e le ombre delle rondini vi danzavano in mezzo come foglie nere spinte dal vento.
Le due donne non parlavano, intente anch’esse al gioco e alla lotta dei loro pensieri, ma quando il sole, i ragazzi, il gregge e le rondini sparvero, l’anziana si sollevò, rasserenata, con l’impressione di essersi riposata dopo un lungo camminare; e richiamò l’altra.
Bisognava riprendere la strada.