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che vengono fino al nostro accampamento, poiché non trovano da nutrirsi che le corbezzole acide, e si contentano di sentire l’odore del nostro cibo. È meglio andarsene: almeno laggiù ci sarà da lavorare in grande: farò io il primo ponte; col primo guadagno mi comprerò una chitarra, che già so suonare, e la domenica farò divertire i miei compagni. E poi, sì, col tempo, verranno anche le donne.

Sospirò; pensò se aveva qualche parente giovane dalla quale farsi accompagnare laggiù. Nessuna: era proprio solo al mondo.

Una cornacchia, poi due, poi tante, passarono alte sul cielo di un azzurro marino: si inseguivano con gridi dolci e lamentosi; parvero sciogliersi come fuse nello splendore del sole.

Egli pensava seriamente alla chitarra. Prima di partire, con l’impresario, sarebbe già estate, con le notti calde, la luna rossa sui monti, l’odore delle stoppie ancora gialle: bello, suonare la chitarra, accompagnandosi al canto dei grilli e al tremolio delle stelle; senza parole: poiché certi dolori non si possono esprimere a parole.

Ricordò che il padrone di un’osteria del paese, dove qualche volta egli andava a mangiare, aveva una chitarra appesa al muro. Forse la si sarebbe potuta comprare, e por-