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uomini solo qualche vecchio e Aroldo timidamente inginocchiato nell’angolo in fondo. Il prete, dunque, dall’altare, raccontò una specie di fiaba, che a poco a poco prendeva con un fascino quasi musicale, gli umili ascoltatori.
— La casa era appena finita, bella, solida, bianca, con terrazze e portici per la stagione calda, e stanze con tappeti e camini per l’inverno. Molti servi l’avevano messa in ordine, e coltivavano il giardino pieno di palme e di ori. Questa casa era del Regolo, cioè del Capitano che governava la città; e questa città si chiamava Cafarnao ed era in Palestina, ai tempi di Gesù Cristo. Il Regolo era di religione pagana; non credeva in Dio, derideva le dottrine nuove del Messia. Egli dunque e la sua famiglia, composta della moglie, della suocera e di un fanciullo che era tutta la sua gioia e la sua speranza, vennero ad abitare la nuova casa.
Aveva appena dodici anni, il figlio, ma ne dimostrava di più: forse era cresciuto troppo presto, e la nonna e la madre tremavano ad ogni soffio di vento che potesse fargli male. Infatti, appena furono nella nuova casa, si ammalò. La nonna, che era di razza ebrea, fece gli antichi scongiuri; portò due colombe in offerta al Tempio, e non smetteva mai di