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— Sta poco bene: è ancora a letto: volete vederla?

— Adesso ho furia: alle nove devo essere in Tribunale, e di qui ci sono dei passi.

E corse via, come un fantasma nero; il fantasma dell’inverno; lasciando sulla neve l’impronta bucherellata delle sue scarpe coi chiodi.

Maria Giustina non sapeva se ridere o stare seria. Voleva bene alla donna bisbetica, ricca e litigiosa, con la quale da molti anni erano amiche, ma la considerava alquanto pazza. Veniva costei da un paesetto sui monti, un povero gruppo di casupole di pastori, del quale poteva considerarsi regina: aveva un marito molto più vecchio di lei, che la lasciava libera nelle sue stravaganze: senza figli, padrona di terre, di armenti, di molto denaro, era sempre in lite coi confinanti delle sue proprietà; litigava per ogni più piccola cosa; per diritti di passaggio, per limiti di pochi centimetri di terra, per scoli d’acqua piovana, per alberi che sfioravano i muricciuoli di divisione: e dilatava questi conflitti sino a farsene una continua appassionata lotta vitale; non per avarizia, o per amor proprio, e neppure per istinto di proprietà, ma perché aveva bisogno di agitarsi, di sfogare la