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litto innocente, e quando alla mattina presto la vecchia andò ad aprire la porticina la trovò sbarrata da un marmoreo scalino di neve, e con una tenda mobile di merletto candido. Stette a guardare, quasi felice come una bambina, sebbene lo spettacolo non le fosse nuovo; e non richiuse del tutto la porta contro l’ospite gradita (la neve è la lana dei campi, che al suo calore si fecondano felici), in modo che anche il gatto si avanzò, fiutò, tornò indietro, starnutando.
Il fuoco fu presto acceso; bollì di nuovo il caffè; di nuovo tutte le cose umili della casetta si rallegrarono. Si rallegrò anche Concezione, nel grande letto tiepido che odorava di stoppia come un campo mietuto: pensava che, almeno per quel giorno i suoi pretendenti non sarebbero venuti a molestarla; eppure il ricordo di Aroldo non voleva lasciarla; e la figura giovanile e sana di lui, la bocca fresca che non sapeva né di vino né di tabacco, gli occhi pieni di azzurro il silenzio prudente ma appassionato di lui, tutto le piaceva e le destava tenerezza. E di lui era sicura, poiché egli si mostrava piuttosto intimidito e contrariato dalla notizia della ricchezza di lei: ma l’ombra del suo avvenire non l’abbandonava: le pareva di essere come una monaca, che non può e non vuole sciogliersi dai suoi