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cuno gli aveva portato la notizia che la sera prima, mentre egli si perdeva in chiacchiere nella cucina delle donne, gli erano stati rubati venti porci, piuttosto che portarsi appresso i due giovani alla ricerca dei ladri, aveva preferito mandarli nella chiesetta. Più che i porci gli premevano gli scudi di Concezione!
— Io non posso sposarmi — ella riprese, ferma e triste. — Non è superbia; è necessità. Non posso sposarmi, né coi tuoi fratelli, né con altri. Mai, mi sposerò: ma voglio essere lasciata in pace. Cerca di convincere tuo nonno. Dopo tutto egli ha in vista, per questo suo progettato matrimonio, solo quei pochi maledetti soldi che mi ha lasciato mio padre.
— Appunto perché te li ha lasciati tuo padre, non devi maledirli.
— No, Serafino, lui lo sa benissimo, e tutti lo sanno. Quei denari vengono da una sorgente di colpe, forse di delitti: ed io ci rinunzierei volentieri se non fosse per mia madre. Ma ella ci tiene; e dopo tutto vivere bisogna. Io morrò presto, Serafino, ma se dovessi campare dopo mia madre, ti assicuro che con quei denari riatterò la chiesa e farò elemosine: e se occorre mi metterò sulla porta a mendicare.
— Uh, uh — disse Serafino, facendo dei