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tare. Poi sedettero sul sedile in muratura lungo la parete, poco distanti da Aroldo. Sembravano due gemelli, piuttosto piccoli e tozzi, con le grosse teste brune ricciute e il viso scuro con le labbra tumide e rosse e le sopracciglia grandi e folte. Rassomigliavano al vecchio che Aroldo aveva la sera prima lasciato dalle donne, anche nel modo del vestire, col cappotto corto e le uose di lana ricadenti sulle scarpe a chiodi unte di sevo.
— Devono essere i nipoti di quel vecchio prepotente, — egli pensò rabbuiandosi; e gli sembrò di sentirne l’odore selvatico; ma sbirciandoli bene, dai capelli oleosi alle grasse mani olivastre con le unghie nere, pensò che non erano tipi da piacere a Concezione.
Quando il prete apparve sull’altare, entrambi i due giovanotti si buttarono in ginocchio, più per timore di lui che per devozione. Aroldo, rimasto in piedi, li vedeva davanti a lui come un paio di giovenchi ancora non domati, e maggiormente si rinfrancava; si sentiva alto, sopra di loro, alto fino alla luna ai piedi della Madonna; e di nuovo ebbe piacere che Concezione non venisse, poiché gli sembrava che il solo sguardo di quei zoticoni l’avrebbe offesa e profanata.
Quando però la messa fu terminata, ed egli uscì col proposito di andare dalle donne e