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tazze: si rimise a tavola versò il caffè. Era tranquilla, e il suo viso liscio, alla luce della lampada ad olio, sembrava più giovane di quello di Concezione. Depose la tazza davanti al giovane e disse:

— Figlio caro, le parole che tu dici sono belle; ma sono come il soffio del vento, che desta il fruscìo fra i rami e poi cessa.

Infastidito ma rispettoso egli ribatté:

— Vediamo un po’; che cosa avete capito?

— Ho capito, ho capito. Tu vorresti sradicare il macigno che è sopra il nostro orto e farlo rotolare in fondo alla valle: è mai possibile, questo?

— Oh, se parliamo per parabole, è inutile continuare. Insomma, le cose stanno così: mi si offre la possibilità di crearmi una certa fortuna: io offro a Concezione e a voi di dividere con me la buona sorte. Se non volete seguirmi, che almeno Concezione mi aspetti due anni.

— Ma perché ripeti a lei queste cose? — disse Concezione indispettita. — Ho già risposto io: non sono una bambina e non mi piacciono le chiacchiere inutili.

Aroldo si fece rosso fino al collo e non osò insistere: ma uno sguardo furtivo della madre, parve dirgli: «Lascia passare il tempo: vedrai che le cose cambieranno».