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sogno di una donna forte, sana, che ti segua e ti aiuti nei luoghi della tua fortuna.
— Io ho bisogno di te, Concezione. Non so perché, appena ti ho conosciuta ho sentito che tu sola potevi rendermi contento, e che Dio mi aveva mandato in questi luoghi per raggiungerti. Non posso più vivere senza di te. Anche se andrò in capo al mondo, anche se diventerò milionario, penserò sempre a te. Ma perché dovrei andare in capo al mondo a cercare fortuna, se tu non mi vuoi più bene? Ogni cosa sarà inutile senza di te. Preferisco rimanere qui, anche miserabile; e se tu mi scacci ritornerò alla tua porta come un mendicante. I mendicanti non si mandano via.
Egli parlava chiaro e bene, con la sua voce eguale, cadenzata, che gli veniva su dal cuore sincero:
pareva una canzone, rassegnata ma d’una passione inesorabile che fa luce a se stessa: una di quelle canzoni di amore senza speranza che Concezione aveva sentito e imparato fin dalla sua prima adolescenza, ed anzi erano state l’accompagnamento, quasi il motivo delle sue prime inquietudini, delle sue curiosità e dei suoi turbamenti sensuali. Non era la prima volta che Aroldo le parlava così; anche le sue prime dichiarazioni di amore suonavano allo stesso modo; e lei se ne era lasciata vincere come da una musica che