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potersi addormentare come un viandante stanco, sull’erba, all’ombra di un albero.

Concezione uscì in punta di piedi, scese a tastoni la scaletta: le pareva di sognare, di camminare tra fantasmi. E invero sembra pure lui un fantasma, l’uomo seduto davanti al fuoco della fumosa cucina. Ella lo riconobbe dal vestito grigio, lo stesso che egli indossava nei giorni che andava a visitarla, ma logoro, largo, floscio, come fosse stato anch’esso malato. Una sciarpa dello stesso colore avvolgeva il collo di Aroldo; collo diventato sottile come quello di un uccello pelato; e dello stesso colore era anche il viso scarno, con gli occhi fissi e stanchi; ma quando ella gli posò una mano sulla spalla, egli parve svegliarsi da un triste sogno: le mani gli tremarono, gli occhi ripresero luce, sebbene luce di lagrime.

E la madre di Serafino, e il flebotomo, che, seduto accanto alla tavola beveva di tanto in tanto da un boccale pieno di vino, sparirono di nuovo, in silenzio. Concezione sedette accanto al forestiero.

Forestiero, sì, le sembrava, come la prima volta che lo aveva veduto; non più l’Aroldo che ella sognava quell’estate, in un delirio di amore; la passione della sua carne era caduta, come cadevano le foglie; e a vederlo così smorto e invecchiato, lungo e fragile come una canna, ne sentiva quasi una