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mente bella, dopo l’amore, come dice un poeta, è la morte. Abbandonare il nostro corpo schifoso e volarsene fra le cose grandi, pure, eterne. Ecco. Io non credo nel così detto Iddio, ma, insomma, morire è rientrare nella gioia dell’universo. Serafino, dunque, si preoccupa della sorte di Costante Alivia; dice che è innocente, e che lo tengono al fresco, anzitutto perché lo scemo ci prova gusto, e poi per un certo lustro della polizia, che lo rimetterà in circolazione appena si avranno notizie dell’Aroldi. A questo scopo, Serafino dice che tu potresti giovare a tutti e mettere una buona volta fine a questa tragicommedia.

— Io?

— Tu, sì, cara. Nessuno meglio di te sa che quell’idiota è innocente.

— Lo sarà, ma come provarlo? Può farlo lei, dottore, meglio di me: lei che forse conosce dove si nasconde il signor Aroldi.

Il dottore mandò in aria il bastoncino, lo riprese, non rispose. Con voce seria, ella continuò:

— Però nessuno più di me desidera che tutte queste storie abbiano fine: voglio ritornare tranquilla; e vorrei che anche il povero Serafino se ne andasse tranquillo. Per lui, dunque, ed anche per sgravio di coscienza, sono disposta a fare quanto lui mi consiglierà.