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sere possibile. E mi sono affannato a seguire le tracce di un semplice filo della coperta: ma, interrogato l’Alivia, mi sono quasi convinto che è stupidamente innocente: e la signora Maria Giuseppa ha trovato per lui, non uno ma cento alibi. Sebbene neppure con quella gente ci sia da fidarsi. Bisogna cercare un altra pista, ed io la fiuto già, e, volendo, scoverei subito, fra un quarto d’ora, il giovinotto. Non lo faccio per un riguardo a lei, sì, proprio a lei, Concezione.

Era la prima volta che egli la chiamava col solo suo nome, con accento quasi paterno; ella ebbe voglia di piangere, di baciargli la mano; si contentò di sorridergli, e questo fu per lui il miglior compenso.

— Ascolti, Concezione: qui non si tratta di delitto né di alcuna delle fantasie messe in giro dalla gente curiosa ed eccitata. Scovare con mezzi, dirò così, pubblici, il disgraziato giovinotto, sarebbe per questo paesetto, uno scandalo che ricadrebbe tutto a ridicolo scapito di noi che lo cerchiamo da tanto tempo, e a danno suo, signorina. Bisogna che l’Aroldi parta di nascosto, scriva dalla prima stazione che gli capita, e così tutto finisce tranquillamente. Ma una sola persona può persuaderlo a far questo: e lei sa chi è.

— Ma perché, ma come ha fatto a nascon-