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cadono le foglie del fico, carnose e rattrappite come mani stanche di lottare; cadono le foglie del salice, che corrono sull’erba come lucertole lucenti al sole; quelle della vite si accendono come fiamme, e i grappoli sono assaliti da vespe pur esse d’oro. La sera comincia a far fresco, e la gente non viene più a passeggiare fino alla chiesetta. Meglio così. Concezione preferisce, non da adesso, l’inverno all’estate: d’inverno i desideri si smorzano, i sensi si attutiscono come la terra in riposo; la compagnia del fuoco vivo ricorda la compagnia dei cari morti. E già il ricordo del forestiero biondo si confondeva con quello del ragazzo bruno: forse i loro spiriti correvano assieme, con le nuvole, sulle cime dei monti, giocando come fanciulli nel giardino dell’eternità. Così ella, un po’ visionaria, confondeva la terra col cielo; e a volte amava figurarsi che quei due spiriti, gli spiriti di quei due che da vivi avevano conosciuto il sapore della sua bocca, stessero accanto a lei, parlando dei loro affari. Uno raccontava i progetti che aveva fatto, di un viaggio per fondare una città lontana, l’altro raccontava tranquillamente come era riuscito a impiccarsi.
Concezione non li scacciava: non si scacciano gli spiriti, ma qualche volta, nella sua