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Maria Giuseppa Alivia: anzi mi ha detto che è molto amica sua e della signora Giustina.
— Ah, — fa Concezione, con distratta sorpresa: poi pare ricordarsi; — ah, sì, la conosciamo: è un tipo strambo davvero, ma buona, generosa, schietta.
— È stata lei ad attirarmi a casa sua, per mezzo di un comune amico; e con la vanità propria delle ricche paesane selvatiche mi ha fatto vedere tutto il suo castello e i tesori che contiene; anche le provviste, anche la roba che tiene nelle casse. Divertente, non lo nego. Ha, la signora Maria Giuseppa, per lo meno un centinaio di paia di lenzuola, e una cinquantina di coperte da letto, tessute forse fin dal tempo in cui Berta filava. Anzi, mi fece sapere che una di queste coperte l’ha regalata a lei, signorina Concezione, per augurio di prossime nozze. (Concezione, nonostante tutta la sua religione, imprecò fra di sé contro quella cavalla pazza di comare Maria Giuseppa.) C’era anche il marito, il signor Battistino Alivia, un bonaccione che sputava, ridacchiava, beveva, faceva bere e poi tornava a sputare: la moglie dice che lui non apre mai bocca per fare altro; eppure, quando mi sedetti accanto a lui mi domandò a bruciapelo: come è andata la faccenda del forestiero scomparso? Non lo avranno ricat-